Bruxelles – La politica europea sta assumendo sempre più un approccio di rafforzamento della cyber security, puntando come ormai noto su tre punti cardine: resilienza (capacità degli Stati dell’Ue a dotarsi di infrastrutture informatiche più evolute, solide ed efficaci contro il cyber-crime), deterrenza (capacità dissuasive politico-diplomatiche e militari contro potenziali nemici o criminali al fine di impedire attacchi contro uno Stato membro dell’Ue) e cooperazione internazionale cibernetica (organizzare operazioni di contrasto con tutti i paesi alleati ed amici, organizzazioni internazionali, Osce, Onu e Nato). La stessa riforma dell’agenzia europea Enisa sarebbe stata determinata dal desiderio di inn alzare i livelli di resilienza ed implementare le politiche di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi, in conformità con la direttiva NIS e al nuovo Regolamento europeo 679/2016 sulla protezione dei dati, noto anche come GDPR. Nell’ambizioso progetto infatti sono state incluse tecniche di info-sharing tra il Cert-Ue, l’Europol, l’Intcen (il centro di analisi di intelligence dell’Unione Europea) e i vari Cert nazionali degli Stati membri, al fine di creare uno scudo di early warning contro i cyber-attacchi.