Roma – L’Italia è il quarto paese al mondo per attacchi hacker, ma continua ad essere un fanalino di coda in Europa per investimenti sulla sicurezza informatica. Stando ai dati forniti da Datamanager, ad aprile scorso siamo risultati la nazione più bersagliata dell’Europa centro-meridionale Rispetto al 2016. Per di più, secondo il Rapporto Clusit 2018 sulla sicurezza ICT in Italia si evidenzia un’impennata a tratti esponenziale della percentuale di attacchi gravi per alcune tipologie: +353% gli attacchi multi-targets o «compiuti in parallelo dallo stesso gruppo di attaccanti contro numerose, +29% gli attacchi rivolti al settore ricerca/educazione, +11,43% quelli rivolti al comparto banche/finanza, +9% quelli nella sanità». Nonostante ciò continuano ad essere scarsi gli investimenti in Italia: la Legge di stabilità italiana nel 2016 ha disposto 150 milioni di euro, contro i quasi 2,2 miliardi di euro previsti dal governo britannico in cinque anni per la National Cyber Security Strategy 2016 to 2021. La Francia, intanto, nel 2016 ha stanziato un miliardo di euro per implementare la strategia di sicurezza informatica nazionale nei tre anni successivi. E il confronto è scoraggiante anche se si guarda oltre i confini continentali. Con l’Australia che in quattro anni (2016-2020) integrerà un investimento superiore ai 150 milioni di euro con altri 260 dal comparto Difesa. La stessa Unione Europea sta cercando di trovare una politica comune per respingere sempre più gli attacchi e mettere a disposizione, per istituzioni e piccole e medie imprese, su tecnologie 4.0, big data, intelligenza artificiale e cyber-security.