New York – I danni che possono essere generati dai ransomware sono molto più pericolosi di quello che si possa credere. Ad esempio in Alaska, la città di Valdez ed il Matanuska-Susitna, distretto amministrativo dell’area metropolitana della città di Anchorage, sono stati tutti costretti a tornare ad usare le vecchie macchine dattilografiche, a causa di un potente attacco ransomware, che ha bloccato tutti i pc, server e smartphone, mandando in tilt tutti i sistemi elettronici, dalle attività commerciali a quelle online, fino agli uffici pubblici, colpendo circa 500 pc e 120 server su 150 totali. Ingenti i danni registrati a causa di questo cyber-attacco su vasta scala, effettuato tramite il trojan Emotet, il ransomware BitPaymer ed una successiva intrusione hacker nella rete del distretto. Secondo il rapporto, si è trattato di un attacco effettuato con alcuni malware dormienti nei pc dal mese di maggio e portati al culmine il 23 luglio scorso, quando la porzione cryptolocker del malware ha avviato la cifratura di tutti i dati presenti sui vari computer. In pratica si sarebbe attuato un attacco zero-day, che ha sfruttato cioè exploit prima sconosciuti. Sul caso sta indagando l’FBI, dato che sarebbero ancora ignoti origine, natura, motivazioni dell’attacco e quantità dei dati persi.

Stando alle rilevazioni fatte da Check Point Software Technologies gli hacker informatici sono sempre più alla ricerca del modo più semplice per entrare in una rete, mentre l’Italia scala le classifiche dei Paesi al mondo più colpiti dagli attacchi informatici, salendo all’89esimo posto