Disarticolata dalla Polizia l’infrastruttura informatica Zsat

Palermo – Al termine di un’articolata attività d’indagine, ad elevato contenuto tecnologico, la Polizia di Stato, sotto il coordinamento della Procura di Palermo, ha chiuso il cerchio attorno ai responsabili gestori della nota IPTV pirata Zsat, disarticolando l’infrastruttura informatica che permetteva la riproduzione abusiva, attraverso internet, dell’intero palinsesto Sky. Gli uomini della Sezione financial cybercrime della Polizia Postale di Palermo hanno così segnato un punto importante nel contrasto ad un fenomeno, quello della messa in commercio e riproduzione illecita del segnale delle pay-tv attraverso il web, troppo spesso sottovalutato, ma che tuttavia è in grado di generare un giro elevatissimo di profitti illeciti, spesso appannaggio delle più importanti organizzazioni criminali del Paese. Tecnicamente, le IPTV pirata rendono possibile la visione, attraverso internet, dei canali delle pay-tv normalmente trasmessi via satellite, attraverso la stipula di abbonamenti illeciti i quali, a fronte di costi irrisori per il cliente finale e dietro l’istallazione di un semplice dispositivo domestico (il cosiddetto ‘pezzotto’), offrono la possibilità di accedere all’intero palinsesto, nazionale ed internazionale, delle più note emittenti satellitari a pagamento. Per rendere possibile la trasmissione, organizzazioni criminali ben strutturate pongono in essere una complessa infrastruttura tecnologica, basata sull’acquisto di abbonamenti genuini (le cosiddette ‘sorgenti’), da cui, attraverso un intricato sistema di decoder/encoder, il segnale viene trasformato in segnale-dati, scambiabile via internet. A questo punto, attraverso il ricorso a servizi tecnologici disponibili in commercio sul web, il segnale informatico viene assemblato in pacchetti, ed offerto al pubblico attraverso un sistema di “rivenditori” che giunge fino al cliente finale. Un fenomeno capace di generare un business milionario (si stima che fino allo scorso anno i profitti illeciti ammontassero ad oltre 700 milioni di euro all’anno), che da un lato si traduce in mancati incassi per gli operatori – la cui integrità aziendale viene messa in ginocchio anche a rischio di ridimensionamenti interni e licenziamenti di personale – e dall’altro costituisce una fonte di approvvigionamento per pericolosi settori criminali, che non infrequentemente risultano contigui con la criminalità organizzata, nostrana ed internazionale.