Se possibile il 75% dei lavoratori pubblici e privati in smart working

Se possibile il 75% dei lavoratori pubblici e privati dovrà lavorare in modalità smart working.

Visto il crescente numero dei contagi il Governo corre nuovamente ai ripari e, tra le misure di sicurezza volte a contrastare la diffusione del Covid, invita e incentiva i datori di lavoro (del settore pubblico e privato) a ricorrere allo smart working, quando possibile.

La misura mira a ridurre le presenze sui mezzi pubblici e all’interno degli uffici, ove non sempre il distanziamento è possibile e dove si addenserebbero i punti di rischio potenziale sia per i lavoratori che per i cittadini allo sportello.

Il nuovo DPCM del 18 ottobre introduce quindi nuove regole per i dipendenti pubblici, come il divieto di organizzare riunioni in presenza eccetto che per alcuni casi eccezionali e incentivare, laddove possibile, il lavoro nella modalità agile.

A tal proposito, anche il decreto del Ministero della Pubblica amministrazione ha ribadito che nel pubblico impiego il “lavoro agile costituisce una delle modalità ordinarie di svolgimento della prestazione lavorativa”.

Fino alla data del 31 dicembre 2020 non sarà richiesto alcun accordo individuale per accedere al lavoro agile e questo può avere ad oggetto “sia le attività ordinariamente svolte in presenza dal dipendente, sia, in aggiunta o in alternativa e comunque senza aggravio dell’ordinario carico di lavoro, attività progettuali specificamente individuate tenuto conto della possibilità del loro svolgimento da remoto, anche in relazione alla strumentazione necessaria”.

E’ inoltre ovviamente confermato che i lavoratori che rendono la propria prestazione in modalità agile non subiscono alcuna penalizzazione, né ai fini del riconoscimento di professionalità né per quanto riguarda la progressione di carriera.

Questo provvedimento, comunque, riconosce l’importanza di incentivare lo smart working nel pubblico impiego, obiettivo tra l’altro ribadito da Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’ultimo DPCM.

La quota di smart working al 75%, di cui si è tanto parlato, dunque, pur non essendo la regola, è fortemente raccomandata.

D’altronde lo aveva anticipato anche il Ministro Dadone sulla sua pagina Facebook, spiegando che “il lavoro agile sarà attuato almeno al 50% del personale impegnato in attività da poter svolgere a distanza, con l’invito, per le amministrazioni dotate di adeguata capacità organizzativa e digitale, a raggiungere le percentuali più elevate possibili”.

Lo smart working è quindi una delle misure più importanti ed incisive, alla quale guarderemo col senno del poi anche come grande cartina di tornasole dell’intraprendenza e della responsabilità della forza lavoro della PA italiana, soprattutto in ambito locale.