In media il 66% delle aziende ha subito un attacco informatico

New York – Tra gli enormi danni economici generati dalla pandemia vanno annoverate anche le vulnerabilità emerse nel web, dove da oltre un anno impazzano attività e-commerce e gestioni in streaming o in remote working. Il crimine informatico ha infatti proliferato sfruttando le deficienze dei sistemi di sicurezza e raccogliendo così grandissimi profitti illeciti. Almeno stando al report presentato dalla Check Point Software Technologies e Dimensional Research per i quali negli ultimi due anni il 66% delle aziende sarebbe stata vittima di almeno un attacco informatico e la perdita media si aggirerebbe sull’esorbitante cifra di ben 750mila dollari, portando le previsioni a circa 6 trilioni di dollari di perdite a livello mondiale. Non solo, per l’anno in corso si stima un attacco ransomware ogni 11 secondi, mentre i malware stanno incrementando del 50% gli attacchi al fine di ottenere dati personali dalle proprie vittime. Quello che maggiormente emerge dalla ricerca è che se le istituzioni e le aziende si sono affidate sempre di più al lavoro da casa o da remoto, dall’altra hanno effettuato pochissimi corsi sulla prevenzione e la formazione del personale. Un altro dato emerso è la crescita esponenziale del phishing e dello smishing, con presunti messaggi provenienti da istituti di credito e società e-commerce con tante vittime adescate facilmente. Addirittura nel febbraio scorso il fenomeno del phishing ha avuto un’impennata pari al 600% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.