A bloccare la rete un problema tecnico al sistema di Fastly
New York – Lunedì 8 giugno scorso si è verificato un fenomeno insolito a livello planetario: un crash internet globale. Moltissimi siti internet infatti, da quelli dei grandi organi di informazioni come la Cnn o il New York Times o il Corriere della Sera alle piattaforme istituzionali, sono andati in down con messaggi di errore relativi ad un’interruzione della connessione del server («Error 503») o addirittura mancanza di riconoscimento del dominio, che hanno fatto sospettare un attacco hacker su scala planetaria. In realtà, come poi appurato sulla pagina ufficiale di Fastly, il fornitore statunitense dei servizi cloud, a generare il problema è stato il cedimento dei loro CDN, ossia i Content delivery network, le reti utilizzate per distribuire i contenuti di un sito, rendendolo più veloce e fruibile all’utente finale, poiché diminuiscono il percorso che i dati devono compiere dal server. I nodi CDN sono geograficamente distribuiti, spesso connessi a diverse dorsali; questi nodi collaborano vicendevolmente per soddisfare le richieste di contenuti, trasferendoli in maniera trasparente al fine di ottimizzarne il processo di consegna: un sistema centralizzato con unico server centrale non sarebbe in grado di soddisfare le molteplici richieste di servizio da parte di numerosi utenti. Le ottimizzazioni possono portare come vantaggi la riduzione dei costi per l’ampiezza di banda, o il miglioramento delle prestazioni, o entrambi. È piuttosto comune, inoltre, che i servizi CDN siano utilizzati per snellire le chiamate HTTP a libreria JavaScript come jQuery: esse infatti forniscono un link da inserire nei siti, ospitato su un Content Delivery Network ad hoc.
Quindi tornando al problema verificatosi in migliaia di siti nel mondo, non ci sono stati problemi di sicurezza, ma un semplice guasto che mette in luce quanto siamo ormai interconnessi e fa riflettere su come un problema informatico in una regione possa avere pesanti ricadute su tutta la rete globale.