Nel 2020 +12% rispetto all’anno precedente e +66% dal 2017
Roma – Il rapporto Clusit 2021, anticipato nei giorni scorsi prima della presentazione ufficiale il prossimo 16 marzo, ha messo in evidenza come sia stata esponenziale la crescita delle attività malevole nella rete nell’ultimo anno, con un incremento addirittura del 12% rispetto al 2019. Addirittura gli analisti dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica hanno dovuto registrare per il 2020 ben 1.871 attacchi gravi (156 al mese di media e 200 solo nel mese di dicembre) di dominio pubblico con gravi ricadute non solo di carattere sistemico e legato alla sicurezza dei dati, ma anche di natura economico e sociale. Rispetto al 2017 quindi l’aumento degli attacchi gravi è stato pari a +66% ed i danni causati a livello globale sono esagerati, pari a circa 3.400 miliardi di euro, due volte il Pil di un Paese come l’Italia. Va per altro aggiunto da quanto emerso dalla ricerca che molte vittime, a causa delle sanzioni previste dal GDPR e dalla direttiva europea NIS, quindi anche per questo il maggior numero dei casi (47%) è stato registrato negli Stati Uniti d’America o comunque oltreoceano, dove la normativa è decisamente diversa riguardo alla protezione dei dati. Gran parte delle aggressioni, l’81%, è legata al crimine informatico, mentre il cyber-spionaggio ha rappresentato il 14%. Il settore della sanità complessivamente ha subito il 55% delle aggressioni per spionaggio e sabotaggio proprio a causa della pandemia da Covid-19.